Note di regia
Avevo l'obbligo di andare oltre
Sembrava impossibile poter ridurre, senza perdita di significatività, il materiale delle tante interviste raccolte nell’arco di tre anni imbarcandomi nei pescherecci in giro per l’Italia
Nel 2019 ho iniziato una ricerca sul lavoro nella pesca. Fin da subito è stato chiaro che dovevo andare oltre la scrittura di un libro. Bisognava comunicare i problemi del mondo della pesca: da una parte un declino che sembra inesorabile, dall’altra le possibilità di una rigenerazione tramite una presa di coscienza collettiva e pubblica del suo valore in termini di ricchezza e varietà culturale.
Sembrava impossibile poter ridurre, senza perdita di significatività, il materiale delle tante interviste raccolte nell’arco di tre anni imbarcandomi nei pescherecci in giro per l’Italia con battute di pesca e riprese che sono durate anche 17-18 ore. Ho così scritto il film attraverso il racconto di un personaggio che desse voce a tutti i pescatori che ho incontrato. La sua vicenda, a partire dell’affondamento del peschereccio, prende spunto da una storia vera che ho poi sviluppato e costruito liberamente riferendomi però sempre a quanto osservato e raccolto.
Questa contaminazione tra documentario e fiction si è rivelata coerente con il mio approccio in cui da sempre il cinema di fiction è il principale ambito di osservazione sociologica della complessità sociale.
Il film, basato interamente su materiali di ricerca, si sviluppa attraverso l’alternanza tra quanto dice il personaggio (che agisce in uno spazio neutro e stilizzato), e le immagini girate nei pescherecci (che raccontano il lavoro). È la storia di una vicenda personale inventata, ma profondamente vera, emblematica e tragicamente comune. Non è un caso che a rendere possibile il film, e a produrlo, sia stata la Fai Cisl, il principale sindacato italiano del settore. C’è un intento di fondo di cui il film si fa concretamente portavoce: aiutarci a sperare nell’improbabile come premessa essenziale per l’azione di costruzione sociale della realtà, perché il futuro non è mai già scritto.